PAGINA IN COSTRUZIONE
"Miniplane, il primo zaino a motore per parapendio interamente costruito in
Italia". Così recitava l'introduzione della News inserita nel Panorama di
D&P n° 2 del 1992. Il tempo trascorso da allora, solo cinque anni, in un
settore così giovane e in continua evoluzione, rappresentano un periodo
enorme, durante il quale il Miniplane è stato modificato, rivisto e
migliorato in ogni suo elemento. La sperimentazione ha toccato tutti gli
aspetti costruttivi: dal propulsore al telaio, dall'imbrago alla riduzione.
Ciò che non è cambiato è la filosofia progettuale nel suo insieme su cui
gli infaticabili fratelli Cecchetto hanno concepito e sviluppato il loro
prodotto: un propulsore di piccola cilindrata e di buone prestazioni, con
trasmissione ridotta, peso complessivo il più contenuto possibile, buoni
rapporti peso/spinta, abbattimento della coppia di rovesciamento,
rumorosità e consumi contenuti.
La storia della rinomata "Per il Volo" inizia però qualche anno prima. Il
1985 segna l'inizio dell'attività con l'importazione di deltaplani e motori
per ultraleggeri. Seguì poi, dal 1987, l'importazione dei parapendio
Falhawk e poi, finalmente, nel 1989 il Miniplane: il primo paramotore
costruito in Italia e primo al mondo di piccola cilindrata. La prima
motorizzazione era realizzata con il Delta 137 derivato da un'ausiliaria
per deltaplano. Nel '92 la nascita di un motore da 170 cc molto potente,
raffreddato ad acqua e dotato di frizione centrifuga e trasmissione a
catena. Nel '95 il ritorno a motorizzazioni di 100 e 125 cc con
decompressore. All'interno di questa breve epopea nella storia del
paramotore, un gran numero di soluzioni geniali e risolutive sono state
messe a punto: il raffreddamento forzato, la frizione centrifuga, la
trasmissione a cinghia dentata, l'avviamento a mano e a pedale, il
decompressore automatico, il telaio in alluminio ergal e fibra
completamente smontabile e l'ideazione del sistema di selletta PSF che
tanti problemi risolve a chi è alle prime esperienze con il paramotore.
Oggi la "Per il volo" con i nuovi Miniplane VT 115 e VT 125, offre dei
paramotore rispondenti alle linee di progetto ispiratrici e muniti di
soluzioni interessanti ed inedite.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Il modello in prova, il Miniplane 115E, ha un propulsore monocilindrico
Vittorazi da 80 cc raffreddato ad acqua che, con una riduzione ad
ingranaggi da 1/3,3 e un'elica bipala da 113 cm, fornisce una spinta
statica di 47 kg per un peso massimo pilota di 95 kg. Nel caso del VT-125,
il rapporto di trasmissione é di 1/4 con elica bipala da 123 cm e spinta
statica di 54 kg. Diverse e interessanti le soluzioni tecniche adottate tra
cui l'adozione della frizione centrifuga, la riduzione ad ingranaggi,
l'imbrago PSF, l'avviamento elettrico, il sistema di scarico con espansione
accordata, il silenziatore all'aspirazione.
Il telaio
L'insieme é un vero cocktail di materiali. Per ottenere il migliore
compromesso tra peso e resistenza, sono utilizzate la lega d'alluminio e
magnesio per il telaio portante, l'ergal per i raggi strutturali della
gabbia e la fibra di vetro per la realizzazione dell'arco esterno della
stessa. Il risultato complessivo é molto buono. L'insieme é leggero
elastico e molto resistente. La gabbia, anche se pesantemente sollecitata
sia in senso radiale che assiale, non accusa la benché minima deformazione
permanente. Infatti la particolare disposizione dei raggi in ergal, fa si
che, come per una comune ruota, ogni sollecitazione sia trasmessa e
distribuita su tutto l'arco esterno e quindi a tutti i raggi evitando
pericolose concentrazioni della sollecitazione. Un appunto, in termini di
sicurezza, si potrebbe muovere a carico della totale sporgenza dell'elica
dalla sagoma esterna della gabbia. Diciamo potrebbe perché, essendo
presente una trasmissione con frizione, di fatto l'elica rimane ferma anche
a motore acceso al minimo e fino ad un regime di circa 3800 g/min. Durante
il decollo infatti, l'elica può essere messa in funzione anche solo dopo il
completo gonfiaggio della vela.
Ingegnosa la realizzazione della gabbia nel suo insieme e veramente ridotti
gli ingombri una volta smontata. Le operazioni d'assemblaggio richiedono
invece, per le prime volte, un minimo di malizia e pratica. La manualistica
fornita in dotazione aiuta in ogni modo molto a capire come fare. La rete
di protezione é realizzata con cordino moderatamente elastico e con una
trama abbastanza stretta da impedire ogni possibile contatto accidentale
con l'elica.
Le dimensioni esterne massime sono di 125 x 125 x 75 cm che, a gabbia
smontata, si riducono a 100 x 40 x 40 cm. Il peso complessivo a secco con
l'avviamento elettrico e l'imbrago é da "peso piuma": 19 kg per un rapporto
spinta/peso pari a 2,5 che sale a 2,93 per la versione con avviamento a
strappo.
Lo sviluppo verticale della zona centrale del telaio, é tale da mantenere
l'imbrago sollevato anche quando il paramotore é appoggiato a terra. Ciò
consente, nel malaugurato caso d'impatto, che l'urto sia smaltito prima dal
telaio e non direttamente dal fondo schiena del pilota.
La verniciatura é realizzata con polveri epossidiche e presenta una buona
resistenza all'abrasione. Non sufficiente, in ogni caso, per resistere alle
strisciate cui é sottoposta la culla inferiore del telaio che non é munita
d'alcuna protezione di gomma o altro materiale.
L'imbrago
E' uno dei punti di forza di questo paramotore. All'apparenza tradisce per
il suo aspetto semplice, quasi spartano. Poi invece, andandolo ad
analizzare bene e da vicino, ci si rende conto che ha un non so che di
particolare e che parecchio tempo dev'essere stato dedicato alla sua
realizzazione e ottimizzazione. Anzitutto si nota la presenza di due coppie
di spallette per lato: una per la movimentazione, il gonfiaggio e per tutte
le operazioni a terra e una cui si collegano i moschettoni per gli
elevatori, per l'utilizzo in volo. E' così possibile regolare l'imbrago in
modo ottimale per entrambe le situazioni. Una fettuccia diagonale, partendo
dal lato sinistro basso dell'imbrago, va collegata all'estremo superiore
destro e quindi tensionata, realizzando così un efficace sistema che
consente di distribuire e ridurre la coppia di rovesciamento generata
dall'elica. Tutte le fibbie dell'imbrago sono realizzate in alluminio e
opzionalmente è possibile richedere il tipo a sgancio rapido. Per
l'aggancio della vela sono forniti di serie due maillons d'acciaio e
opzionalmente i moschettoni Camp.
Due lunghi distanziali, saldamente vincolati all'imbrago, fissano lo stesso
alla struttura centrale del telaio e possono essere fissati in due diverse
posizioni a seconda della corporatura del pilota.
Per lo stivaggio di materiali vari, sono presenti un tascone inferiore e
due laterali, tutti muniti di cerniera automatica.
Provando l'imbrago in modo statico, indipendentemente dalle regolazioni
effettuate, la posizione di volo Ë piuttosto raccolta e con le gambe
sollevate. La seduta Ë quindi leggermente incassata e, per piloti con le
gambe lunghe, l'appoggio sottocoscia non é sufficientemente lungo. La
posizione del busto é abbastanza eretta e la schiena risulta tanto
sorretta, da dare la sensazione d'indossare un corpetto ortopedico. In
volo, grazie alla spinta dell'elica, l'assetto tende poi a "cabrare"
leggermente consentendo una posizione più rilassata e naturale.
Il serbatoio
E' realizzato in PVC trasparente ed è fissato al telaio mediante una
cinghia con fibbia e sicura in velcro. Ha una capacità di 7,5 litri e con
il consumo dichiarato dal costruttore, dovrebbe consentire un'autonomia di
circa 3 ore di volo. Lo smontaggio risulta semplicissimo e rapido. Oltre al
bocchettone di carico, sono presenti l'immancabile tubazione di sfiato e il
tappo cui è innestato il tubo pescante che, purtroppo, non è munito di
alcun filtro depurante. Le operazioni di rifornimento richiedono
necessariamente la rimozione del serbatoio e sono abbastanza agevoli. Per
consentirne il trasporto senza fuoriuscite di carburante, in dotazione è
anche fornito un tappo ermetico da sostituire a quello del pescante. Per
agevolare la rimozione del serbatoio dalla sede, la tubazione di sfiato è
rigida e di generose dimensioni cosicché, al momento della ricollocazione,
il suo inserimento in è in pratica automatico e non richiede l'utilizzo
d'alcuna fascetta di fermo. Per lo stesso motivo, il tubo d'alimentazione è
sufficientemente lungo da consentire d'appoggiare il serbatoio a terra per
il rifornimento. Ricollocato il serbatoio in sede, bisogna avere
l'accortezza di recuperare la parte eccedete del tubo d'alimentazione e
sistemarla, in modo che non vada ad interferire con lo scarico che si trova
proprio nelle vicinanze.
Il motore
Si tratta del nuovo VR monocilindrico da 80 cc. raffreddato ad acqua. E'
espressamente ottimizzato per l'utilizzo come paramotore ed è capace
d'erogare circa 13 cavalli di potenza a 9500 g/min. L'intero propulsore
completo di carburatore, filtro aria e sistema di scarico, ha un peso
inferiore ai 9 kg. e fa quindi registrare una potenza specifica di 162,5
cv/lt.
Il gruppo termico, in virtù del raffreddamento ad acqua, risulta essere
molto compatto e pulito nel disegno. Il pistone ha un solo segmento di
tenuta e il cilindro, in lega con canna cromata, presenta cinque luci
d'immissione. L'alimentazione é regolata da un gruppo lamellare ed é
fornita da uno speciale carburatore a membrana Walbro WG6 B5.
Opzionalmente, in sostituzione del carburatore a membrana, é disponibile un
Dell'Orto a vaschetta centrale che garantisce, a detta del costruttore,
maggiore regolarità di funzionamento, modulabilità di comando e consumi
ancor più contenuti.
Ben realizzato il silenziatore d'immissione che é anche munito di filtro
aria in spugna sintetica.
Il sistema di scarico s'avvale di un'efficace espansione accordata con
silenziatore a lana di vetro. L'impianto d'accensione é ovviamente di tipo
elettronico e utilizza una candela B9EG filetto lungo. Il volano magnete é
conformato in modo da realizzare un'efficace ventola di raffreddamento per
la bobina d'accensione. Assialmente al volano magnete, é calettata
un'apposita flangia che consente eventuali avviamenti d'emergenza a
strappo. E' da segnalare l'interazione tra l'impianto d'accensione e la
sonda di rilevazione della temperatura: questa, se il propulsore raggiunge
temperature di troppo superiori alle normali d'esercizio, provvede ad
interromperne il funzionamento, evitando così grippaggi o danni maggiori.
Il motorino d'avviamento ha dimensioni molto contenute, é alimentato da un
pacco batterie ricaricabile e ingrana su una corona dentata calettata sullo
stesso asse del volano magnete. Ci pone qualche preoccupazione la ridotta
distanza esistente tra la corona dentata e il "coppino" del pilota,
soprattutto in considerazione del fatto che non é presente alcuna
protezione. Riteniamo infatti non improbabile che fluenti capigliature ed
annessi codini, qualche probabilità d'incontri ravvicinati con la dentatura
della corona potrebbero avercela, quindi occhio!
Il raffreddamento del propulsore é garantito da un compatto radiatore
collocato sopra alla testata. Un vaschetta di recupero, consente di
compensare le differenze di volume che il liquido di raffreddamento subisce
al variare della temperatura d'esercizio. Alla circolazione del liquido
provvede una pompa acqua che riceve il moto, mediante una cinghia a sezione
tonda, direttamente dall'albero di calettamento dell'elica.
La trasmissione del moto all'elica, é effettuata mediante una frizione
centrifuga a secco che mette in funzione un gruppo di riduzione ad
ingranaggi. Grazie a questa soluzione, il senso di rotazione dell'elica
risulta inverso a quello dell'albero motore, inducendo quindi una benefica
riduzione dell'inevitabile coppia di rovesciamento generata. Nella zona
alta del blocco di riduzione, é collocato un tubo di sfiato il quale
provvede a sfogare e convogliare verso il silenziatore d'aspirazione, la
sovrapressione che si genera internamente.
Il comando del gas é realizzato in modo semplice ma molto efficace. E' in
ogni modo auspicabile un leggero aumento della lunghezza dell'impugnatura,
al fine d'evitare eventuali azionamenti accidentali del pulsante di
spegnimento. Nota di merito per l'ingegnoso sistema antistrappo del cavo
del gas: all'interno della guaina che l'ospita, é infilato anche un cavetto
d'acciaio saldamente vincolato da un'estremità al comando e dall'altra al
telaio. In questo modo, pur dando vigorosi strapponi al comando gas,
condizione che si potrebbe accidentalmente verificare, non s'arreca in ogni
caso alcun danno alla funzionalità del sistema.
Il programma di manutenzione del propulsore prevede, oltre al serraggio
della bulloneria ogni 5 ore di funzionamento, la sostituzione della candela
ogni 25 oer, il rabbocco dell'olio del riduttore ogni 35 ore e la
sostituzione ogni 50. Ogni 100 ore di funzionamento é prevista la
sostituzione della frizione, del paraolio del riduttore, dell'olio dello
stesso, del paraolio del banco motorela e della lana di vetro del
silenziatore. Inoltre é necessario decarbonizzare la testa e pulire il
raccordo di scarico.
MISURE AL BANCO
Istallato il Miniplane al banco ed eseguito il canonico periodo di
preriscaldamento, si è provveduto ad eseguire le diverse sessioni di
rilevazione della spinta statica massima. Dobbiamo dire d'essere stati
piacevolmente sorpresi dalle contenutissime vibrazioni generate su quasi
tutto l'arco d'utilizzo del propulsore. La misurazione mediata della
massima spinta statica a fatto registrare un 47,7 kg a circa 9700 g/m con
un consumo di carburante di 5,37 lt/h. Il carico complessivo al decollo,
considerando il massimo peso pilota ammesso di 95 kg, ammonta a 127,33 kg
(95 kg pilota + 19 kg paramotore + 5 kg carburante + 7% della somma di
questi per compensare il peso di vela e accessori). La conseguente spinta
necessaria per il volo livellato del predetto carico, ammonta a 25,4 kg con
un conseguente indice di carico del 53,37%.In queste condizioni il
propulsore esibisce regimi di rotazione nell'intorno dei 7400 g/m, con
consumi medi nell'ordine dei 3,2 lt/h e una conseguente possibile autonomia
d'esercizio di 2 ore e 19 minuti. La media tra il consumo alla spinta
statica massima e livellata, risulta essere di 4 lt/h. L'autonomia media
d'esercizio s'attesta quindi a 1 ora e 51 minuti. I valori nel loro insieme
sono buoni e fanno presupporre la possibilità d'utilizzo di questo
paramotore anche per escursioni a medio raggio.
I valori di rumorosità in campo libero alla spinta statica massima,
s'attestano a 98,5 dbA con un conseguente valore di 68,5 dbA a 100 mt. Alla
spinta livellata, si è rilevato un valore medio di 92,6 dbA in campo libero
e 62,6 dbA a 100 mt. Pittosto elevato il livello di rumore all'orecchio del
pilota che fa registrare un valore di 114 dbA alla spinta massima e 108 dbA
alla spinta livellata.
UTILIZZO
La particolare conformazione e realizzazione dell'imbrago, ci consente di
realizzare un'ottimale regolazione sia in condizioni di decollo sia di
volo. A parapendio calzato, questo è ben appoggiato e stabile sulla schiena
e il carico dell'insieme grava sulle sole spallette interne, lasciando così
completamente libere quelle esterne cui è vincolata la vela. La sensazione
di peso trasmessa è piacevolmente contenuta. L'accensione del motore è
pronta e agevole grazie all'avviamento elettrico. A questo punto conforta
non poco il fatto di potersi preparare alle operazioni di gonfiaggio
sapendo che l'elica, grazie alla frizione centrifuga, resterà ferma fino a
quando non avremo completato il controllo vela e quindi dato gas. Così di
fatto è: breve corsa per il gonfiaggio, controllo visivo della vela, e via
col gas. Pare quasi impossibile che un paramotore con un propulsore di così
contenuta cilindrata riesca a farci realizzare il nostro sogno eterno:
volare!. Il rateo di salita, con il massimo carico al decollo, risulta
essere mediamente sufficiente ma non da brivido, soprattutto con condizioni
aerologiche scarse. La fruibilità della spinta è buona. La stabilità
dell'insieme, anche alla spinta statica massima, è a dir poco incredibile.
Rilasciando completamente i freni e procedendo a gas spalancato, si riesce
a mantenere una traiettoria quasi rettilinea. Tale positivo risultato, è
sicuramente da attribuire all'insieme sinergico dell'elica controrotante
rispetto al motore e al dispositivo anticoppia di cui è dotato l'imbrago.
Il tutto si traduce in una maggiore efficienza complessiva, dato che non si
è obbligati ad operare alcuna correzione aerodinamica alla vela. Il comfort
di volo offerto dall'imbrago, è leggermente migliore rispetto alle prove
statiche. In ogni modo l'assetto è ancora leggermente incassato e la
mancanza di un più ampio appoggio sottocosciale si sente. Contenutissime le
vibrazioni trasmesse. Notevoli sono le possibilità di pilotaggio
"dinamico": scorrazzare a bassa quota dando fondo ai comandi aerodinamici è
quanto mai agevole e divertente. La risposta del propulsore è prontissima e
perdona anche qualche eccesso, dato che pur spalancando repentinamente il
gas, l'assetto complessivo non è stravolto da eccessive coppie di
rovesciamento o momenti imbardanti.
Dato il contenuto peso dell'insieme in rapporto alla spinta offerta, nella
ricerca del volo in termica risulta facile agganciare e sfruttare anche
quelle di moderato contenuto energetico. Durante le prove, svolte in un
sito in pianura collocato a 244 mt s.l.m. e circondato da campi coltivati,
è stato un vero godimento fare quota fino a circa 80-100 mt, e poi iniziare
a sfruttare le correnti ascensionali mantenendo il motore al minimo. Si
conferma così la vocazione diportistica del Miniplane che potrebbe essere
usato, con soddisfazione, per un nuovo e divertente modo di concepire il
volo in paramotore.
CONCLUSIONI
Sicuramente molto positive le caratteristiche e prestazioni generali
offerte da questo paramotore, soprattutto in termini di reazioni indotte.
Ottimo il comportamento in volo ad ogni livello di spinta e elevato il
grado di sicurezza attiva derivante dalla ridottissima coppia di
rovesciamento trasmessa alla vela. L'ottima regolarità di funzionamento è
prontezza di risposta del propulsore perdonano e consentono il recupero
anche di manovre al limite.
Migliorie ad alcuni particolari potrebbero essere apportate. Sicuramente
indispensabile la realizzazione un carter di protezione per la corona
dentata del sistema d'avviamento (ho provato personalmente il brivido di
appoggiarvici accidentalmente la mano e me la sono cavata con un vistoso
taglio al dito medio). La protezione potrebbe essere asportabile in modo da
consentire in ogni caso eventuali avviamenti d'emergenza a strappo.
Auspicabile la realizzazione di un sistema di protezione per i tubi
d'appoggio a terra del telaio. Non guasterebbe anche un miglioramento dei
cablaggi elettrici che risultano essere un po' "volanti". La tubazione
d'alimentazione potrebbe essere realizzarla, almeno per il tratto che va
dal serbatoio al rubinetto di chiusura, con del tubo termicamente protetto
di tipo automobilistico.
L'eccessiva sporgenza dell'elica dalla gabbia di protezione, è un
particolare che, almeno a sensazione e di primo acchito, un po' sconcerta.
Ad una più attenta analisi ci si rende però conto che la presenza della
frizione centrifuga, che consente il totale fermo elica fino a regimi di
rotazione tipici della fase di decollo, rinfranca e in parte rimedia a
questa pecca. Purtroppo però, come s'usa dire, l'occhio vuole la sua parte.
Concludendo riteniamo di poter affermare che, ai fini di un'ipotetica
regolamentazione e standardizzazione delle caratteristiche tecniche cui un
paramotore dovrebbe rispondere, in modo da garantire soddisfacenti livelli
di fruibilità e sicurezza, il Miniplane certamente si presenterebbe con le
carte in regola.
Estremizzando il concetto, si potrebbe dire che per un paramotore
accorgimenti tecnici, quali ad esempio l'elica controrotante, la frizione
centrifuga e l'imbrago con sistema anticoppia, dovrebbero essere assunti
quali riferimenti standard e irrinunciabili, al pari delle ruote per
un'automobile.
con la gentile collaborazione di Giorgio Nerucci che ha svolto una paziente ricerca nella sua fornitissima bibblioteca